03.30.2017
DIECI MOTIVI (PIÙ UNO) PER RICORDARE LA 69ª VIAREGGIO CUP
E ora avanti tutta verso l'edizione numero 70. Ma che cosa rimane della 69ª Viareggio Cup che si è conclusa con la storica prima vittoria del Sassuolo, un'altra provinciale che sa come far saltare il pronostico della vigilia, come avevano fatto in passato Vicenza, Atalalanta, Cesena, Brescia ed Empoli. Proviamo a estrarre dal contenitore delle 75 partite ciò che potrà rimanere scolpito negli annali e nella memoria collettiva.
1) SASSUOLO - Chi l'avrebbe mai detto? Proprio così, il 'piccolo' club emiliano dopo essere riuscito a completare la scalata arrivando in Serie A, ha lasciato il segno anche alla Viareggio Cup con la forza di una grande organizzazione tattica, la straordinaria capacità di non perdere la bussola arrivando ai calci di rigore e alcune individidualità di spicco, a cominciare da Scamacca che ha conteso fino all'ultimo a Manicone e Traore dell'Empoli il premio del Golden Boy.
2) MANDELLI - Di nome fa Paolo, ed è l'allenatore del Sassuolo. Quando dopo la partita con il Bologna allo stadio dei Pini, qualche collega gli rammentò i suoi trascorsi da goleador e vincitore alla Viareggio Cup 31 anni prima, gli brillarono gli occhi. «Allora vi ricordate di me?» chiese sorpreso. Poi assicurò: «Ho un bel gruppo di ragazzi interessanti, possiamo toglierci qualche soddisfazione». Detto e fatto: è arrivata la soddisfazione più grande e lui è andato a raggiungere Guerini, Esposito, Caso, Cecconi, Bruni e Baroni, fra coloro che hanno vinto il Torneo sia da giocatore che da tecnico.
3) EMPOLI - È arrivato ad un soffio dal concedere il bis perdendo come nel 2008 ai calci di rigore confermando però di possedere un settore giovanile di prima fascia con tanti giocatori di grande prospettiva, destinati ad alimentare il ricambio con la prima squadra. Come dire che la 'mission societaria' trova puntualmente la sua conferma.
4) LE GRANDI K.O. - Una volta, chi ai rigori, chi nei tempi regolamentari, sono uscite di scena lasciando la Viareggio Cup con l'etichetta delle 'incompiute di turno'. Se da una parte, la loro assenza - Juventus, Inter, Milan, Napoli e Fiorentina - nella fase decisiva del Torneo può avere inciso sul possibile richiamo per il pubblico, dall'altra (lo ha ribadito la finale: appassionante) si è avuta la conferma che la bellezza di una partita non è legata al nome delle squadra ma al modo in cui viene affrontata dai protagonisti.
5) BRUGES - Ad un certo punto, dopo aver eliminato Juventus e Napoli, nonostante alcuni ragazzi impegnati nelle Nazionali giovanili, la formazione belga sembrava pronta a planare in finale. Ma il Bruges non aveva fatto i conti con l'Empoli: in ogni caso nella rosa ci sono giocatori di qualità che presto vedremo su altri palcoscenici. Sicuro sicuro.
6) MANICONE - Il padre Angelo aveva vinto già la Coppa Carnevale nel 1986 con la maglia dell'Inter (era compagno di squadra di Mandelli, tecnico del Sassuolo). Le reti di Carlo Manicone hanno tenuto in corsa l'Empoli per la conquista del titolo ma non sono state sufficienti. Lui si è consolato con il premio Golden Boy che nelle scorse edizioni, tra gli altri, è stato vinto da Spinazzola e Immobile. Hai visto mai...
7) CANNONIERI & GOL - Il titolo di capocannoniere è andato al croato Butic, centravanti dell'Inter. Nella parte alta della classifica marcatori di questo Torneo 2017 troviamo soprattutto giocatori stranieri (da ricordare il poker di reti messo a segno in una partita da Seidakhmet, punta kazaka dello Zenit San Pietroburgo) ad eccezione di Capone dell'Atalanta. Ma accanto a quest'ultimo - in proiezione futura - per il calcio azzurro teniamo d'occhio Scamacca del Sassuolo, Manicone e Andrea Zini dell'Empoli.
8) L'INVASIONE COREANA - Il Cagliari ha presentato l'elemento di maggiore prospettiva (Han Kwang Song) ma anche la Maceratese ha presentato quattro diciottenni di belle speranze: questi cinque ragazzi vengono dalla lontana e per certi versi misteriosa Corea del Nord. Sono in Italia per giocare a calcio e per studiare. Dopo le belle prove alla Viareggio Cup, Han Kwang è ad un passo dal debutto in Serie A...
9) TRAORE - È stato premiato come giocatore più giovane della finale. Un 2000 - per dirlo in termini da... osservatore - che l'Empoli ha pescato in Emilia: il piccolo Traore viene però dalla Costa d'Avorio ma c'è da ritenere che nella scuola di calcio e di vita del club toscano abbia trovato l'ambiente ideale per potersi affermare. I tecnici sono straconvinti delle sue potenzialità: la facilità con cui salta gli avversari nello stretto è un marchio di garanzia.
10) JORGE LOPEZ - Non è un giocatore. Né un allenatore, né un tecnico. Semplicemente - e romanticamente - un giornalista, «periodista» nella lingua del suo paese, che dalla Terra del Fuoco (Patagonia, Argentina) si è sorbito 15mila chilometri (...provate ad immaginare che cosa siano 15mila chilometri) per seguire la formazione del Cai. «Un onore essere a Viareggio nel più importante torneo giovanile del mondo» ha detto quando è stata scoperta la sua 'grande avventura' nel segno del pallone. Da applausi.
E veniamo all'undicesimo motivo che rimane nell'archivio di questa Viareggio Cup: semplicemente una standing ovation per tutti quei dirigenti, volontari e semplici appassionati che hanno rubato tempo alla famiglia e al lavoro, oppure che si sono messi in ferie, per 'dare una mano' nell'organizzazione della Viareggio Cup. «Dare una mano» è un'etichetta che dice e non dice: in realtà i volontari hanno fatto quello che giornalisticamente si chiama «lavoro di cucina» o «lavoro 'sporco'» che c'è, è fondamentale, non si vede mai in copertina ma che è determinante nella buona riuscita di un evento. Qualche immancabile sbavatura ci sarà pure stata, ma è fisiologica in qualsiasi manifestazione. Tutti questi "personaggi-antipersonaggi" dal primo all'ultimo sono stati ringraziati dal presidente Alessandro Palagi. Tutti, dal primo all'ultimo componente di questo piccolo esercito di romantici innamorati del Centro Giovani Calciatori Viareggio e del Torneo, sentiamo di ricordarli anche noi per quel che hanno fatto, non per sentirsi dire «grazie» per esser stati sempre sul pezzo, ma semplicemente per avere indossato i panni di indispensabili comprimari di quel Grande Evento che da 69 anni regala a Viareggio una vetrina mondiale, tra l'altro arricchita dalla costante presenza della Rai.
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