Mentre tutto il mondo dello sport italiano è in seria difficoltà e fa appello allo spirito di appartenenza nazionale, la Viareggio Cup continua il suo lungo cammino iniziato nel lontano 1949.
Organizzare la 67a edizione non è stato facile, la persistente congiuntura, impone sacrifici anche riferiti alle manifestazioni giovanili come la nostra. Il Centro Giovani Calciatori ha voluto comunque cavalcare l'input che il presidente federale Carlo Tavecchio ha suggerito nel discorso del suo insediamento: dopo le delusioni patite in Sudafrica e in Brasile bisogna rifondare il calcio italiano e lo si può fare soprattutto partendo dai settori giovanili. Ripartire dunque è il nocciolo del messaggio che arriva dal vertice federale.
Per noi, che non ci siamo mai fermati, è una sicura spinta ad andare avanti senza remore, certi che il nostro lavoro di volontari, continuerà a dare i suoi frutti in favore dei giovani talenti che si affacciano al Torneo con la speranza di trasformare i sogni in realtà.
Nella nostra storia sono migliaia quelli che hanno fatto il grande salto nel calcio professionistico e molti sono arrivati in Nazionale e tra questi c'è chi ha vinto un Mondiale. È successo soprattutto al gruppo degli azzurri a Berlino 2006 e ultimamente alla Germania a Brasile 2014 con Lahm e Schweinsteiger, due che con il Bayern Monaco avevano partecipato alla 54a Viareggio Cup nel 2002.
Insomma è la storia stessa del calcio mondiale a certificare il valore tecnico del Torneo più antico del mondo. La Viareggio Cup resta un appuntamento fondamentale per le società che credono veramente nei settori giovanili. Dopo tanti anni siamo tornati a 32 squadre, meno club rispetto al passato, ma ancora un bel numero. Più selezione significa più qualità.
La sfida è lanciata ancora una volta.
ALESSANDRO PALAGI
Presidente del CGC
